Cent’anni

Arturo e il Mare è un progetto che intreccia musica, poesia e racconto, nato dal bisogno di trasformare emozioni e visioni in suono. Il mare diventa simbolo e compagno di viaggio: calma e tempesta, accoglienza e mistero, metafora della vita e delle sue contraddizioni. Attraverso canzoni e testi originali, il progetto esplora temi intimi e universali – dall’amore alla perdita, dalla memoria al desiderio di futuro – con uno sguardo che unisce ricerca artistica e autenticità personale.
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Cent’anni

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Cent’anni nasce dal ricordo di una sera sul Monte Faito, quando guardando dall’alto le luci di Napoli ci siamo detti che cent’anni fa quelle luci non esistevano, e che il tempo cambia ogni cosa. In quell’istante, il tramonto era per lei pura bellezza da vivere, un attimo prezioso che colorava il presente. Io, invece, non riuscivo a lasciarmi andare del tutto, perché dentro sentivo il bisogno di capire il futuro, e questo desiderio mi impediva di assaporare fino in fondo ciò che avevo davanti.

La canzone, dedicata a Francesca, racconta questa differenza di sguardo: lei che “vede a colori”, capace di cogliere la vita nel momento stesso in cui accade, e io che, cercando di decifrare ciò che verrà, rischio di perdere la bellezza dell’adesso. Cent’anni diventa così un dialogo tra due prospettive, un equilibrio fragile tra nostalgia, speranza e presente.

Cent’anni

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Cent’anni

Sei come un tramonto
un tramonto come
non si sono visti mai.

È un tramonto come tanti
ma nel riflesso dei tuoi occhi
sembra il primo, lo sai.

Non aspetto più un'alba,
più un tramonto,
lo sbocciare di un fiore,
l'arrivo di un'onda.

Ma se il sole un giorno
non aprisse gli occhi
sentirei un dolore
che non se ne andrà.

Se il sole un giorno
non andasse a dormire
non vedrei più le luci
che non c'erano cent'anni fa.

Sei come un bambino
che ha appena imparato
che può andare dove gli va

sa che può cadere
ma uno sguardo
va sempre un po' più in là.

Che ha paura del fuoco
perché il giorno prima
si è scottato la mano.

Che il tempo gli scorre
a tempo del cuore
che va ancora così piano.

Aspetta l'alba,
poi il tramonto
lo sbocciare di un fiore,
l'arrivo di un'onda.

Sa che il sole un giorno
non aprirà gli occhi
e sentirà un dolore
che non se ne andrà.

Che il sole un giorno
non andrà a dormire
e non vedrà più le luci
che non c'erano cent'anni fa.

Ma il sole sorge
sempre tramonta
se lo sai aspettare
se non ci stai a pensare.

Ma se il sole un giorno
non aprisse gli occhi
sentirei un dolore
che non se ne andrà.

Se il sole un giorno
non andasse a dormire
non vedrei più le luci
che non c'erano cent'anni fa.

Testo di Arturo Raja
Musica di Arturo Raja

Scopri Cent’anni

Cent’anni nasce dal ricordo di una sera sul Monte Faito, quando guardando dall’alto le luci di Napoli ci siamo detti che cent’anni fa quelle luci non esistevano, e che il tempo cambia ogni cosa. In quell’istante, il tramonto era per lei pura bellezza da vivere, un attimo prezioso che colorava il presente. Io, invece, non riuscivo a lasciarmi andare del tutto, perché dentro sentivo il bisogno di capire il futuro, e questo desiderio mi impediva di assaporare fino in fondo ciò che avevo davanti.

La canzone, dedicata a Francesca, racconta questa differenza di sguardo: lei che “vede a colori”, capace di cogliere la vita nel momento stesso in cui accade, e io che, cercando di decifrare ciò che verrà, rischio di perdere la bellezza dell’adesso. Cent’anni diventa così un dialogo tra due prospettive, un equilibrio fragile tra nostalgia, speranza e presente.